Ingredienti:
- 200 di farina 00
- 100 g di acqua tiepida
- 3 g di lievito secco (o 10 g di lievito di birra fresco)
- Una bustina di zafferano
- 4 g di sale
- 2 cucchiai d'olio extravergine d’oliva
- Semi di sesamo q.b.
Sciogliere
il lievito e lo zafferano nell’acqua e unire il tutto alla farina.
Amalgamare bene e aggiungere l’olio e il sale. Impastare fino ad
ottenere un impasto omogeneo e porre a lievitare coperto per un’ora.
Preriscaldare il forno a 200 °. Formare dei salamini sottili ( se li
volete più croccanti fateli più fini perchè gonfiano in cottura,
altrimenti, se li preferite più morbidi e friabili, fateli più spessi),
spennellarli leggermente con un po’ d’acqua e rotolarli nei semi di
sesamo. Infornare per 25 minuti circa.
Lo sapevate che lo Zafferano …
...si
ottiene dagli stimmi essiccati del fiore del Crocus sativus, una pianta
della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti
paesi del bacino del Mediterraneo? La parola zafferano deriva dal
termine latino "safranum", che a sua volta viene dall'arabo zaʻfarān (che significa "giallo"). Già nell'antichità lo zafferano veniva usato per le sue proprietà stimolanti, afrodisiache, antispasmodiche, emmenagoghe e antidepressive;
in alcuni testi medici persiani ne venivano esaltati i benefici per
quanto riguarda disturbi respiratori e ulcere allo stomaco. Secondo la
mitologia greca, il dio Ermes utilizzava lo zafferano come afrodisiaco
per stimolare il desiderio e la potenza sessuale: questa spezia,
infatti, ha dimostrato di agire sulle ghiandole surrenali, stimolando la
produzione di ormoni quali l’adrenalina e il cortisolo importanti per
la sfera sessuale. Le
spose dell’antica Roma portavano veli tinti con lo zafferano e questa
tradizione giunse fino al Medioevo: le nobili dame sotto gli abiti
nuziali indossavano, infatti, una tunica di seta anch’essa tinta con lo
zafferano, probabilmente per le proprietà afrodisiache attribuite alla
spezia.
Usato fin dall'antichità per la sua capacità di insaporire i cibi, è
stato, inoltre, adoperato per secoli per colorare di giallo le stoffe
più preziose, per preparare unguenti e profumi, per tingere le bende
delle mummie egiziane. Il mito greco attribuisce la nascita dello
zafferano all’amore di Croco, un mortale, per la ninfa Smilace che, però, era ostacolato dagli dei. Croco fu così trasformato nella pianta dello zafferano e la ninfa in quella sempre verde del tasso.
I popoli dell’antichità quali Egiziani, Greci, Romani, Cinesi e Indiani, se ne servivano per la preparazione di profumi, unguenti e belletti, le donne si tingevano le guance, le labbra, le unghie e i capelli con questa spezia e perfino Cleopatra lo usava per dare un tocco dorato alla pelle. Non si conosce con certezza l’esatta provenienza di questa pianta, ma si sa che dopo l’invasione araba della Spagna nel 961 a.C., vi fu un incremento notevole dell’uso di zafferano nel bacino del Mediterraneo. La Spagna, intuendone le potenzialità come fonte li guadagno, cercò di ottenere il monopolio della coltivazione emanando leggi severissime nei confronti di chi cercava di esportare i bulbi fuori dal paese: era prevista la prigione o addirittura la morte. Padre Cantucci (o, come citato in altri documenti, Santucci), inquisitore all’epoca di Filippo II, riuscì a portare però la pianta in Abruzzo, a Navelli. Nel Medioevo lo zafferano era un vero e proprio simbolo di ricchezza: 500 g valevano quanto un cavallo. In breve, comunque, lo zafferano s’impose in tutto il Paese e divenne il "re della cucina", grazie al suo sapore e al suo profumo così intenso ed aromatico. Anche l’Inghilterra apprezzava molto lo zafferano e il sovrano inglese Enrico II lo amava talmente tanto che proibì alle dame della sua corte di utilizzarlo per tingersi i capelli.
In Italia le colture più estese si trovano in Abruzzo, nelle Marche e in Sardegna; altre zone di coltivazione degne di nota si trovano in Umbria e in Toscana. I popoli dell’antichità quali Egiziani, Greci, Romani, Cinesi e Indiani, se ne servivano per la preparazione di profumi, unguenti e belletti, le donne si tingevano le guance, le labbra, le unghie e i capelli con questa spezia e perfino Cleopatra lo usava per dare un tocco dorato alla pelle. Non si conosce con certezza l’esatta provenienza di questa pianta, ma si sa che dopo l’invasione araba della Spagna nel 961 a.C., vi fu un incremento notevole dell’uso di zafferano nel bacino del Mediterraneo. La Spagna, intuendone le potenzialità come fonte li guadagno, cercò di ottenere il monopolio della coltivazione emanando leggi severissime nei confronti di chi cercava di esportare i bulbi fuori dal paese: era prevista la prigione o addirittura la morte. Padre Cantucci (o, come citato in altri documenti, Santucci), inquisitore all’epoca di Filippo II, riuscì a portare però la pianta in Abruzzo, a Navelli. Nel Medioevo lo zafferano era un vero e proprio simbolo di ricchezza: 500 g valevano quanto un cavallo. In breve, comunque, lo zafferano s’impose in tutto il Paese e divenne il "re della cucina", grazie al suo sapore e al suo profumo così intenso ed aromatico. Anche l’Inghilterra apprezzava molto lo zafferano e il sovrano inglese Enrico II lo amava talmente tanto che proibì alle dame della sua corte di utilizzarlo per tingersi i capelli.
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